
Il mio orientamento, il mio metodo
Nella mia pratica clinica faccio riferimento ad alcuni concetti fondamentali che ho fatto miei e che utilizzo con i pazienti che incontro. Alcuni provengono dall'Analisi Transazionale, un orientamento psicoterapeutico che guarda alla persona sia per quello che prova dentro, sia per come si relaziona con gli altri. L'attenzione è anche a quella parte di noi piccola e nascosta, al bambino che siamo stati ieri, ai bisogni che abbiamo avuto e che abbiamo ancora oggi, e che cosa possiamo fare, proprio oggi, per soddisfarli. Questa è la mia bussola. Da un iniziale navigare a vista, solcare il mare aperto, forte della direzione e della sicurezza nel vento. Come un antico proverbio dice: "non possiamo dirigere il vento, ma possiamo orientare le vele". Questo è quello che succede in seduta.
Ogni psicologo ha un suo modo di essere e di stare nella seduta. Io pongo in primo piano l'ascolto e la rassicurazione, fondamentali per creare una base sicura (come dice Bowlby) e un'alleanza che può condurci a raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti. Si tratta, poi, di definire che cosa faremo insieme, e di essere entrambi responsabili - psicologo e paziente - di quello che succederà in seduta. Si tratta proprio di un contratto, che ci permetterà di orientarci rispetto alla direzione che stiamo intraprendendo. Coerentemente con il mio approccio, pongo molta attenzione a quello che succede dentro la persona - i suoi pensieri, le sue emozioni - e anche al modo in cui si relaziona con gli altri. Ogni elemento è utile in seduta per comprendere chi ho davanti: per conoscerlo sotto diversi punti di vista, e per camminare insieme verso il fine terapeutico. Considero il mio paziente un esperto di se stesso, e considero la mia competenza - gli anni di studio, di supervisione e l'esperienza - un'ulteriore chiave di lettura, utile per i pazienti per comprendere meglio se stessi. Non si tratta, quindi, in seduta, di "andare dal dottore e farsi prescrivere una medicina: la medicina è la seduta stessa, somministrata ogni settimana come di fa con un antibiotico. La cura è creata, vissuta, discussa, costruita insieme. Unica per ogni coppia "terapeuta e paziente".
I pazienti sono interlocutori preziosi, perché la parola è uno dei canali privilegiati. Quando il pensiero si fa parola svela dubbi, paure, incomprensioni. A volte la parola non basterà più: serviranno silenzi vissuti insieme, servirà la presenza, come una base sicura, per andare avanti verso il benessere.
Nella mia pratica clinica faccio riferimento ad alcuni concetti fondamentali che ho fatto miei e che utilizzo con i pazienti che incontro. Alcuni provengono dall'Analisi Transazionale, un orientamento psicoterapeutico che guarda alla persona sia per quello che prova dentro, sia per come si relaziona con gli altri. L'attenzione è anche a quella parte di noi piccola e nascosta, al bambino che siamo stati ieri, ai bisogni che abbiamo avuto e che abbiamo ancora oggi, e che cosa possiamo fare, proprio oggi, per soddisfarli. Questa è la mia bussola. Da un iniziale navigare a vista, solcare il mare aperto, forte della direzione e della sicurezza nel vento. Come un antico proverbio dice: "non possiamo dirigere il vento, ma possiamo orientare le vele". Questo è quello che succede in seduta.
Ogni psicologo ha un suo modo di essere e di stare nella seduta. Io pongo in primo piano l'ascolto e la rassicurazione, fondamentali per creare una base sicura (come dice Bowlby) e un'alleanza che può condurci a raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti. Si tratta, poi, di definire che cosa faremo insieme, e di essere entrambi responsabili - psicologo e paziente - di quello che succederà in seduta. Si tratta proprio di un contratto, che ci permetterà di orientarci rispetto alla direzione che stiamo intraprendendo. Coerentemente con il mio approccio, pongo molta attenzione a quello che succede dentro la persona - i suoi pensieri, le sue emozioni - e anche al modo in cui si relaziona con gli altri. Ogni elemento è utile in seduta per comprendere chi ho davanti: per conoscerlo sotto diversi punti di vista, e per camminare insieme verso il fine terapeutico. Considero il mio paziente un esperto di se stesso, e considero la mia competenza - gli anni di studio, di supervisione e l'esperienza - un'ulteriore chiave di lettura, utile per i pazienti per comprendere meglio se stessi. Non si tratta, quindi, in seduta, di "andare dal dottore e farsi prescrivere una medicina: la medicina è la seduta stessa, somministrata ogni settimana come di fa con un antibiotico. La cura è creata, vissuta, discussa, costruita insieme. Unica per ogni coppia "terapeuta e paziente".
I pazienti sono interlocutori preziosi, perché la parola è uno dei canali privilegiati. Quando il pensiero si fa parola svela dubbi, paure, incomprensioni. A volte la parola non basterà più: serviranno silenzi vissuti insieme, servirà la presenza, come una base sicura, per andare avanti verso il benessere.